Sveliamoci: Liberə di essere, liberə di lottare 

Sveliamoci è il motto scelto per la campagna tesseramento del MOS per il 2023.
Nel gergo “gay”, lo svelamento è l’azione di uscire allo scoperto (out of the closet = fuori dall’armadio), l’ultima fase del percorso di coming out in cui “togliamo la maschera/velo” e scendiamo in piazza a viso scoperto, con orgoglio, per rivendicare i diritti negati e lottare per un mondo più inclusivo e accogliente.
Una lotta contro qualsiasi forma di oppressione sociale e normatività culturale e, soprattutto, contro la logica patriarcale dei rapporti di potere: dalla famiglia alla scuola fino all’organizzazione economica della società.
Il diritto all’autodeterminazione sul corpo e nelle scelte di vita, eredità del femminismo, è la prospettiva ideale delle lotte di liberazione in cui il MOS si riconosce, ma anche il principale riferimento della nostra elaborazione teorica e nella nostra pratica politica.
Ed è in questa dimensione di lotta per la liberazione dei corpi, delle relazioni e dei percorsi di vita che nasce la grande rivoluzione delle donne iraniane che, da diversi mesi, invadono le strade del Paese. Il 13 settembre 2022 Masha (Jina) Amini, giovane donna curda-iraniana, era in visita a Teheran con la famiglia quando è stata fermata dalla polizia o, meglio, dall’unità speciale Gasht-e Ershad con il compito di far rispettare il codice di abbigliamento islamico obbligatorio (hijab) e la segregazione sessuale.
Le donne iraniane da tempo sfidavano l’obbligo del velo spingendolo un po’ indietro sulla testa e indossando colori vivaci, ma l’anno scorso l’attuale presidente Ebrahim Raisi ha chiesto una più stretta applicazione delle regole. Mahsa Amini è stata trattenuta per essere interrogata. Ricoverata dopo aver perso i sensi, è morta all’ospedale Kasra nel giro di pochi giorni. Il giorno dopo l’annuncio della morte sono esplose proteste nelle città di tutto il paese, un evento dalla portata senza precedenti in Iran e nel mondo. Si sono uniti alla rivolta uomini di ogni età, classe sociale ed etnia in una coraggiosa dimostrazione di rabbia comune verso la brutalità della polizia, l’ingiusta presa di mira della giovane curda e il governo autoritario del regime islamico. Proteste inscritte nello slogan che risuona ovunque: “Donna, vita, libertà” (Zan, Zendegi, Azadi).
Quel velo psicologico che le persone LGBTQ+ devono sollevare per guardare, con fierezza, il proprio futuro, per le donne iraniane è un “oggetto” di oppressione e per questo rifiutato. Le azioni di protesta, infatti, si concentrano sugli obblighi della teocrazia: giovani donne che bruciano i foulard, alcune che si tagliano i capelli in segno di lutto per Mahsa; altre che sfregiano le immagini dei leader clericali; altre ancora che camminano provocatoriamente senza velo.
Una protesta fiera e coraggiosa di chi non vuole più accettare imposizioni comportamentali e obblighi sociali e sessuali: non ci sono padri, padroni e leader religiosi che possono decidere il nostro destino, che possono decidere sul nostro corpo. “Donne, Vita, Libertà” riecheggia in tutto il mondo e attraversa le manifestazioni per il diritto all’aborto, contro il razzismo e le politiche migratorie, contro la guerra e lo sfruttamento di popoli e territori così come le mobilitazioni contro l’omotransfobia e tutte le discriminazioni di genere e sessuali in un’ottica di liberazione e di affermazione di un nuovo principio di relazione fra le persone come fra i popoli che superi le asimmetrie di potere del patriarcato e del capitalismo neoliberista in un’ottica di liberazioni dei corpi e dei percorsi di vita.
Ringraziamo Carla Camoglio per aver rappresentato graficamente il nostro pensiero 

Se vuoi sostenere i servizi e i progetti del MOS corri anche tu a tesserarti: fai una donazione di 10 euro su PAYPAL oppure presso la nostra sede in via Rockfeller 16/C a Sassari.

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