Malattie Sessualmente Trasmissibili, MST

Cosa sono

Con l’acronimo MST ci si riferisce ad una serie di infezioni esogene (= causate da microrganismi provenienti dall’esterno dell’organismo) acquisite durante un rapporto sessuale. Gli agenti infettivi che causano queste malattie possono essere:

  • Virus; ad esempio il virus HIV per l’AIDS, i virus HBV e HCV per le epatiti virali
  • Batteri; ad esempio il Treponema Pallidum per la sifilide o la Neisseria gonorrhoeae per la gonorrea
  • Parassiti; ad esempio il Tricomonas vaginalis per certi tipi di vaginiti e uretriti

Perché informarsi

Le MST rappresentano un importante problema di sanità pubblica in tutto il mondo, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, soprattutto a causa della mancata informazione e dell’inefficace prevenzione. La disinformazione provoca paura, e la paura stigmatizzazione, contribuendo ad una visione distorta delle MST e di chi le contrae. È importante perciò avere chiari i rischi reali e come prevenirli, per poter condurre una vita sessuale più serena, divertente e appagante.

AIDS: Sindrome da Immunodeficienza Acquisita

L’AIDS è una malattia del sistema immunitario causata dal virus HIV (=Human Immunodeficiency Virus, virus dell’immunodeficienza umano). Questo virus fa parte di una famiglia di virus definiti lentivirus, in quanto danno caratteristicamente luogo ad infezioni croniche a decorso lento e che se non trattate hanno esito fatale. Il virus si riproduce all’interno delle cellule del sistema immunitario, ed in particolare dei linfociti T CD4+, causando la distruzione al termine del ciclo replicativo e andando ridurre drasticamente il loro numero all’interno dell’organismo.

Cosa succede dopo il contagio?

L’infezione da HIV viene convenzionalmente suddivisa in tre fasi:

  • Infezione acuta: Dopo l’ingresso del virus nell’organismo, questo penetra all’interno dei linfociti T CD4+ e in questo modo si “nasconde” dal sistema immunitario e ha perciò la possibilità di resistere latente nelle cellule ospiti: questo ne garantisce la sopravvivenza nel corpo dell’individuo infetto in tutto l’arco della sua vita. Il virus inizia a riprodursi servendosi delle proteine e delle strutture presenti all’interno della cellula e portando alla sua distruzione quando i “nuovi” virioni vengono liberati. Si tratta generalmente di una fase asintomatica, che in qualche caso può dare dei sintomi aspecifici confondibili con quelli di un’influenza protratta.
  • Stadio di latenza: La fase acuta perdura per 2-8 settimane circa, fino alla comparsa di una risposta immunitaria da parte dell’organismo. Questo abbatte momentaneamente la carica virale e provoca la formazione di anticorpi anti-HIV che possono essere rilevati nel sangue rendendo possibile l’attuazione di test per verificare il contagio. Questa fase, in assenza di terapia, può durare fino a 15 anni; il soggetto è in condizioni per lo più stabili, tuttavia il virus continua a riprodursi e inizia man mano a prevalere sulle cellule CD4+.
  • Stadio sintomatico: Si tratta della fase finale dell’infezione, caratterizzata da un drastico abbassamento delle difese immunitarie che causa uno stato di profonda compromissione delle difese dell’organismo. Si parla a questo punto di “AIDS conclamata”, in particolare quando la conta delle cellule CD4+ scende al di sotto delle 200 unità per millimetro cubo di sangue. L’abbassamento delle difese immunitarie rende il soggetto vulnerabile ad infezioni opportunistiche e tumori [NDR: un’infezione opportunistica è un’infezione causata da agenti patogeni (batteri, virus, funghi o protozoi) in organismi caratterizzati da un sistema immunitario compromesso].

Come si trasmette il virus?

  • Trasmissione sessuale: l’HIV si può trasmettere con tutti i tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale); la trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti e mucose, anche integre
  • Trasmissione ematica: scambio di siringhe, trasfusioni di sangue o di prodotti di sangue infetti e/o trapianti di organi infetti, utilizzo di strumenti infetti. Contatto diretto tra ferite cutanee, profonde, aperte e sanguinanti, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi).
  • Trasmissione verticale: si tratta della trasmissione madre-figlio, che avviene al momento del parto o con l’allattamento, ed ha un’incidenza molto alta

Come non si trasmette?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il virus non si trasmette attraverso saliva, urine, lacrime, a causa della bassa carica virale, cioè dell’esiguo numero di virioni presenti in questi liquidi corporei. Per la stessa ragione non sono considerati comportamenti a rischio i baci, le carezze, i morsi, la condivisione di rasoi/spazzolini (purché privi di tracce di sangue), né la condivisione di stoviglie/asciugamani e più in generale i comportamenti legati al vivere sotto lo stesso tetto. Inoltre la trasmissione può avvenire solo da uomo a uomo, pertanto non è possibile contrarre il virus da animali domestici o insetti.

Come si diagnostica?

La diagnosi di infezione da HIV non si basa su segni e sintomi, ma su di uno specifico test che ricerca la presenza di anticorpi anti-HIV. A causa delle tempistiche di comparsa degli anticorpi nel sangue, non è possibile ottenere un risultato attendibile effettuando il test nei giorni immediatamente successivi al comportamento a rischio. È difatti necessario attendere un periodo, detto “periodo finestra”, variabile a seconda del tipo di test. La diagnosi precoce dell’infezione è di fondamentale importanza sia per la persona infetta, in quanto dà la possibilità di iniziare subito la terapia, sia per gli altri, in quanto la consapevolezza riduce la trasmissione soprattutto per via sessuale. Il test può essere effettuato gratuitamente presso le strutture pubbliche (ospedali…..?)

Come si cura?

Dal 1996 è disponibile un protocollo farmacologico standard che consiste di una terapia combinata che utilizza tre diversi farmaci antiretrovirali; questa terapia viene anche detta ‘triplice’ o HAART (Highly Active Antiretroviral Terapy), in italiano TARV. Pur non eliminando completamente il virus dall’organismo, la TARV contrasta la replicazione del virus, e abbassa pertanto la carica virale nell’organismo. La terapia ha il doppio beneficio di arrestare il progredire dell’infezione, garantendo alle persone sieropositive un’aspettativa di vita paragonabile a quella delle persone sane, e di abbassare il rischio di trasmissione. Se la terapia è efficace, il rischio di trasmissione viene completamente eliminato.

Come si previene?

Nonostante i progressi fatti nello sviluppo delle terapie, la prevenzione resta il metodo più efficace nella lotta all’HIV/AIDS. I metodi per prevenire la trasmissione del virus sono noti ai più, ma c’è ancora parecchia disinformazione e confusione a riguardo.
Quali sono i comportamenti a rischio? Per quanto riguarda la trasmissione sessuale del virus, esistono diversi gradi di rischio a seconda delle pratiche sessuali: i rapporti maggiormente a rischio sono quelli che implicano penetrazione (soprattutto per il partner che la riceve) ed in particolar modo la penetrazione anale, a causa del maggiore attrito che espone ad una più elevata probabilità di lesioni e microtraumi e per la maggiore delicatezza della mucosa in questa zona.

Il preservativo, abbinato ad un buon lubrificante a base d’acqua, rappresenta il più efficace metodo di prevenzione; perché sia efficace questo deve essere utilizzato in modo corretto e per tutta la durata del rapporto.
Un altro metodo di prevenzione è la PrEP (Pre Exposition Prophylaxis), ovvero l’assunzione preventiva di farmaci antiretrovirali al fine di ridurre le probabilità di infezione nei rapporti a significativo rischio di contagio. Si tratta di uno strumento di prevenzione aggiuntivo, particolarmente adatto per persone HIV-negative che hanno comportamenti particolarmente a rischio e soprattutto per chi non utilizza il preservativo.

Attualmente in Italia la PrEP può essere acquistata in farmacia con ricetta del medico, ma i costi (non indifferenti) sono a carico del consumatore.

Nonostante i significativi vantaggi dell’utilizzo della PrEP, si ricorda che essa previene il rischio di trasmissione dell’HIV, ma non ha alcun effetto sulle altre Infezioni a trasmissione sessuale.

Nel caso in cui si corra il rischio di infezione (ad esempio a seguito di un comportamento a rischio) si può ricorrere alla PPE (Profilassi Post Esposizione); si tratta di un trattamento farmacologico simile alla terapia antiretrovirale, che ha lo scopo di ridurre la probabilità di infezione. La PPE deve essere effettuata tempestivamente (si raccomanda entro 4h, ma comunque non oltre le 48h) e ha la durata di 4 settimane. Se la PPE viene eseguita correttamente e nei tempi stabiliti, si stima una riduzione della probabilità di infezione fino all’80%.

 

Sifilide

La sifilide (o lue) è una malattia infettiva causata dal Treponema Pallidum, un batterio gram negativo in grado di penetrare attraverso le mucose integre e la cute danneggiata e di diffondersi nell’organismo dando luogo ad un’infezione cronica progressiva che si sviluppa in più stadi.

Cosa succede dopo il contagio?

  • Sifilide primaria: da 3 a 90 giorni dopo l’esposizione compare nel punto di contatto una ulcerazione della pelle, indolore e non pruriginosa, che prende il nome di sifiloma. In genere la zona di comparsa della lesione è nei genitali o nella zona anale/perianale. Questa fase si accompagna quasi sempre, a distanza di una settimana circa dalla comparsa del sifiloma, ad ingrossamento linfonodale intorno alla zona di infezione. Se non trattata, la lesione può persistere per 3-6 settimane
  • Sifilide secondaria: inizia a distanza di 4-10 settimane dall’infezione primaria e si manifesta generalmente con un’eruzione cutanea diffusa agli arti e al tronco; le lesioni hanno un caratteristico aspetto di “macchie” dal colore rosso-rosa. A livello delle mucose possono presentarsi delle lesioni simile a verruche, di colore biancastro. In alcuni casi si possono presentare sintomi simil-influenzali quali febbre, astenia, malessere generale. Raramente in questa fase vengono coinvolti gli organi interni.
  • Sifilide latente: questa fase è definita latente in quanto asintomatica, poiché il sistema immunitario interviene per combattere l’infezione; è infatti possibile rilevare degli anticorpi all’analisi sierologica. In circa un terzo dei casi questa fase si risolve con una guarigione definitiva, tuttavia gli anticorpi prodotti non proteggono da una eventuale reinfezione!
  • Sifilide terziaria: quando non trattata nelle fasi precoci, la sifilide può evolvere in sifilide terziaria: a distanza di 3-15 anni dalla prima infezione (sifilide primaria) l’infezione può coinvolgere numerosi organi interni e presentarsi in tre forme:
    • Sifilide gommosa; caratterizzata dalla formazione di granulomi cronici, generalmente a livello cutaneo, osseo ed epatico.
    • Neurosifilide; coinvolge il sistema nervoso centrale e può portare a meningite sifilitica, paresi, perdita dell’equilibrio e sintomi psichiatrici di tipo psicotico.
    • Sifilide cardiovascolare; la complicanza più comune di questo tipo di evoluzione della malattia sono gli aneurismi dell’aorta.

Se non trattata, la sifilide è una malattia potenzialmente mortale. Ad oggi, tuttavia, raramente si registrano casi di sifilide terziaria (almeno nei Paesi sviluppati) poiché la malattia viene generalmente scoperta e curata negli stadi precoci.

Come si trasmette?

La sifilide si trasmette prevalentemente per via sessuale in seguito al contatto con le lesioni che si manifestano nel corso della malattia; può essere contratta attraverso tutti i tipi di rapporto (anale, orale o vaginale) e il petting (contatto semplice tra genitali) non protetti, o con lo scambio di oggetti sessuali contaminati.

Oltre alla trasmissione sessuale, il contagio può avvenire verticalmente dalla madre al figlio, sia durante la gravidanza (trasmissione transplacentare) che durante il parto. Si parla in questo caso di sifilide congenita.

È possibile infine la trasmissione attraverso trasfusioni con sangue o emoderivati infetti, tuttavia grazie agli attuali controlli il rischio in tal senso risulta molto basso.

Come si diagnostica?

La sifilide può essere diagnosticata in qualsiasi fase essa si presenti. Generalmente si ricorre ad esami del sangue specifici, mentre la ricerca degli anticorpi può essere fatta solo a seguito della fase secondaria.

Come si cura?

La sifilide può essere curata con la penicillina, anche nella fase terziaria (in questo caso vengono somministrate forti dosi per via endovenosa).

Come si previene?

La prevenzione della sifilide, ma in generale delle IST, presuppone la conoscenza della malattia e soprattutto un comportamento sessuale responsabile. Nel caso della sifilide, molto spesso le persone infette non sanno di esserlo, poiché non si accorgono della presenza delle lesioni caratteristiche della sifilide primaria (in quanto indolori). L’uso del preservativo diminuisce il rischio di trasmissione, tuttavia non è completamente efficace. Il CDC (Center for Disease Control) raccomanda agli uomini sessualmente attivi che hanno rapporti sessuali con altri uomini di sottoporsi al test una volta all’anno.